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Gli alberi abbattuti
di Franco Isman


gli alberi abbattuti - foto Giuseppe Motta
foto Giuseppe Motta

Facciamo un ripasso.

Nel Piano triennale 2003-2006, approvato dal Consiglio comunale il 30.09.2002, era prevista la realizzazione di tre parcheggi interrati: piazza Trento e Trieste, piazza Gianni Citterio-Boschetti, Luca della Robbia. La giunta poi decideva di seguire le procedure previste dalla legge quadro sui Lavori Pubblici (legge 109/1994, articoli 14, 37-bis, 37-quater) che prevede il cosiddetto “Project Financing” con proposte da parte dei privati interessati: arrivava una sola proposta per piazza T&T e nessuna per le altre due localizzazioni, conseguente trattativa con il “promotore” con messa a punto del progetto e delle condizioni economiche, successiva gara per l'aggiudicazione dell'opera, aperta a tutti, tre richieste di partecipazione ma nessuna offerta ulteriore, affidamento al promotore in data 7 febbraio 2005.

Piano triennale e prima fase della trattativa con il promotore sono avvenuti con la presenza e l'accordo degli assessori di Insieme per Monza. Ad ogni modo, dopo la scelta iniziale di non gestire i lavori in propria regia (assolutamente logica e condivisibile), l'iter non poteva che essere quello che è stato. Unico dubbio, ma certamente molto pesante, se tutti i passi successivi al Piano triennale potevano e dovevano essere fatti senza ulteriori passaggi in Consiglio comunale.

Soltanto agli inizi di marzo 2005, e cioè dopo l'affidamento dell'appalto (ma prima della firma del contratto), Insieme per Monza, passata all'opposizione, catalizzava le altre opposizioni e si faceva iniziatrice di un referendum che poneva il quesito se il silo di piazza T&T dovesse essere fatto subito o soltanto dopo quello di Gianni Citterio-Boschetti, nota bene, non la scelta politica se farlo o non farlo, soltanto una scelta tecnica sul prima o il dopo, ma fino ad oggi sono state raccolte circa metà delle 4000 firme necessarie.
Strumentale che più strumentale non si può, ho avuto modo di scrivere, volto soltanto ad impedire all'amministrazione di fare alcunché.

Quanto alla decisione iniziale di realizzare il silo in pieno centro si deve distinguere fra la metà dei posti destinati al Comune e ad essere ceduti per 90 anni ai privati, residenti ed operatori economici, che può essere discussa soprattutto nelle sue modalità applicative, ma che trova una forte giustificazione nella conseguente eliminazione della sosta sulle strade, e l'altra metà (254 posti, 30 per cento in più dei 195 previsti dal Piano della mobilità) destinata alla sosta a rotazione. Questo significa portare nuovo traffico in centro, o almeno perpetuare quello esistente, quando i parcheggi a poche centinaia di metri (via Gramsci, area Cambiaghi) sono mezzo vuoti. Una scelta certamente assurda, contrastata da importanti urbanisti, a partire da Bruno Zevi fin dal 1989. Un prezzo pagato ai commercianti del centro.

E si arriva ai nostri giorni.

Il Comune preannuncia l'inizio dei lavori per il 26 settembre, le opposizioni presentano ricorso al TAR (ricorso 2542 del 26.09.2005) contestando il fatto che le decisioni successive al Piano triennale 2003-2006 siano state prese dalla Giunta mentre avrebbero dovuto essere di competenza del Consiglio, chiedendone quindi l'annullamento e l'immediata sospensione dei lavori sussistendo “i requisiti di estrema gravità ed urgenza idonei a giustificare la concessione della misura cautelare provvisoria ex art. 21 della L. 1034/1971”.
Il giorno 26, inizio dei lavori, la piazza viene cintata ed i due filari di alberi (Bagolari? Olmi bianchi?) davanti al municipio ed al palazzo Upim immediatamente abbattuti.
Il 28 viene notificata al Comune l'ordinanza del TAR che dispone la sospensione temporanea dei lavori in attesa della discussione di merito prevista per il 6 ottobre. Ordinanza sembra, vista la “consecutio temporum”, presa “inaudita altera parte”, e cioè senza che gli avvocati del Comune avessero modo di intervenire.

Molto sgradevole la decisione di procedere subito ad un'azione irrimediabile come il taglio degli alberi essendo a conoscenza della pendenza (certa o probabile) di un'istanza di sospensione, ed anche controproducente per il prossimo giudizio. Se per ipotesi il Tar, nel giudizio di merito del prossimo 6 ottobre, dovesse accogliere le tesi delle opposizioni e bloccare i lavori annullando le diverse successive delibere, si avrebbe il tragico risultato di arrivare alle prossime elezioni comunali non soltanto non avendo realizzato alcunché nella piazza ma anzi avendo distrutto quel poco di buono che c'era e cioè gli alberi.

il progetto di sistemazione

Ma l'assurdità massima sta nel fatto che la conservazione del filare di alberi davanti al municipio era prevista nel progetto vincitore della sistemazione superficiale della piazza, ne era un aspetto qualificante, oserei dire (mentre di quelli di piazza Carducci è previsto l'abbattimento). E allora? La spiegazione sta probabilmente nel fatto che i lavori per il silo, che non interessa gli alberi ma ci va vicino, si possono eseguire con maggiore facilità ed economia sbancando il terreno per una zona più ampia senza dover ricorrere a scavi a sezione obbligata o a diaframmi. Ma questo giustifica uno scempio del genere? No, assolutamente. E si smetta di dire che tanto verranno ripiantati: gli alberi tagliati erano stati piantumati negli anni Sessanta (1969?), circa 40 anni fa, e si vadano a vedere gli alberelli stitichini di piazza San Paolo e di piazza Carrobiolo (ottimi interventi, intendiamoci) per rilevare l'abissale differenza e la follia di questo abbattimento.

Franco Isman

Per ulteriori notizie si vedano:
- Gli ambientalisti ci sono - intervento di Aldo Melzi nel c.c. del 6 settembre, riportato su Piazza d'Uomo
- Addio agli alberi in piazza Trento - dibattito su Piazza d'Uomo
- Le catacombe di piazza Trento e Trieste - 11 marzo 2005
- Pratum Magnum - 21 febbraio 2005


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  2 ottobre 2005, agg. 4 ottobre 2005